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31/05/11

La fiesta naranja en las calles de Milán

Mi è particolarmente piaciuto l'articolo di El Pais; anche se conosco poco il castigliano, credo che renda bene l'idea:

"Derrota histórica de Berlusconi, que pierde en Milán, Nápoles y otras ciudades "

"Un centro-izquierda más plural y esta vez realmente de izquierda"

"una jornada demoledora para la coalición del Pueblo de la Libertad y la Liga Norte"

"La fiesta naranja en las calles de Milán fue una explosión de euforia y emoción"

"unas 800 personas llegaron hasta el teatro Puccini para recibir con coros de estadio al nuevo alcalde, Giuliano Pisapia"

"Es un viento nuevo para la ciudad y para el país", decía. [...] Es aire limpio para respirar, es el futuro. Aquí nació el berlusconismo y aquí tenía que morir. Pasó con Mussolini y ha pasado con él también"

"Pisapia no perdió la elegancia y la templanza en la victoria. Sin abandonar el tono irónico saludó a los suyos con un homenaje a la resistencia antifascista: "Hemos liberado Milán. Ahora pensaremos en el bien común, en la acogida y en los jóvenes. La ciudad volverá a ser afectuosa con todos". Mientras tanto, los suyos entonaban el Bella Ciao"

"La victoria del abogado penalista de 62 años, más que una conquista de una parte política sobre otra, fue una cuestión de estilo y de civismo"

"El castigo al Gobierno se extendió por el país"

Hasta luego.

[Photo credits | http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Ambersweet_oranges.jpg]

30/05/11

Son soddisfazioni


Hasta luego.
Anzi no: hasta la victoria.

26/05/11

Le cavallette



Ogni volta che Berlusconi fa le sue "analisi" della cause dei propri insuccessi, mi viene in mente questo brano di film.

Chissà perchè...

Hasta luego.

25/05/11

Di qua o di là

"L’estremismo ha un merito: spinge le persone di qua o di là"

"Perché nessuna parola è mai pronunciata invano. Le parole sono pietre, si sa. Le parole lasciano il segno. Sempre. Ma non sempre nella direzione sperata da chi, proprio come pietre, le scaglia "

Io mi chiedo solo una cosa:
ma perché mai Piergiorgio Paterlini non tiene un blog tutto suo?

Io lo seguirei. Sicuro.

Hasta luego.

[Photo credits | By The National Guard [CC-BY-2.0 (www.creativecommons.org/licenses/by/2.0)], via Wikimedia Commons]

23/05/11

Bum!

Il 23 maggio (cioè oggi) del 1992 qualcuno sfruttava la simpatica molecola chimica del trinitrotoluene per fare uno scherzo un po' meno simpatico a 9 persone.

Giovanni Falcone: "Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande".

Hasta luego.

[Photo credits | Paginazero via Wikipedia]

21/05/11

La papera zoppa

La papera zoppa - al secolo Lameduck - colpisce ancora nel segno con un suo post che condivido quasi in toto.

"Quasi" perché l'ultima riga dice:
"Dio lo voglia"

mentre invece dobbiamo essere noi a volerlo.

I motivi non ci mancano, no?

Hasta luego.

[Photo credits | Di Jaroslav Novák [GFDL (www.gnu.org/copyleft/fdl.html) o CC-BY-SA-3.0 (www.creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/)], attraverso Wikimedia Commons]



16/05/11

Glielo abbiamo messo nel.

Tramite l'ottimo blog di Alessandro Gilioli su L'Espresso, ho letto l'ancor più ottimo (si dice? :) pezzo di Piergiorgio Paterlini (il quale, invece, inspiegabilmente non possiede un suo blog).

Paterlini parte dall'analisi dell'oramai famigerato episodio della patente negata ad un omosessuale per "disturbo dell'identità sessuale" (e se invece negassimo la patente per "disturbo dell'identità politica"? Non sarebbe meglio??).

La sua tesi è che non ci dobbiamo assolutamente stupire di ciò, in quanto questo aberrante comportamento nasce dall'idea altrettanto aberrante che si ha non del gay, bensì della donna; infatti:
"è con le donne che questa società continua ad avere un bel problema, sono le donne a essere inferiori, e ridicolo è l’uomo che fa la donna, tutto qui (l’omosessualità c’entra come i cavoli a merenda)"

Allo stesso modo "contronatura" è un'espressione fuorviante perché "contronatura è un maschio che tradisce la propria natura di maschio".

Insomma, rispetto all'omofobia siamo
"[...]più indietro e più in basso. Siamo a un’idea barbara, grottesca, paleolitica della donna."
Io ho trovato il punto di vista di Piergiorgio Paterlini interessante, intelligente e, purtroppo, molto fondato; ovviamente, col mio commento, non ho fatto altro che aumentare l'entropia di un post che, invece, vi consiglio caldamente di leggere in originale, chè merita.

Hasta luego.

P.S.: "Il berlusconismo rischia di diventare, con gli esempi femminili che propone ed impone, la più violenta giustificazione della misoginia".
E il cerchio si chiude ;-)

[Photo credits | by Fibonacci via Wikimedia Commons]

11/05/11

La fine in differita

Questa mattina, sfogliando (sempre virtualmente) il Corriere della Sera, mi è  caduto l'occhio su un articoletto in taglio basso (si sarebbe detto un tempo, ma forse ora è più corretto dire "scrollando in basso").

Nel pezzo si racconta la storia di Derek Miller, un famoso blogger canadese, scomparso il 3 maggio all'età di 41 anni per un cancro all'intestino allo stadio 4:
"[...] I died in Burnaby on May 3, 2011, age 41, of complications from stage 4 metastatic colorectal cancer"

Derek ha chiesto ai suoi parenti ed amici di pubblicare il suo ultimo post successivamente alla sua morte.

Non è la prima volta che mi capita di leggere qualcuno che racconta la sua morte in un blog oppure in un video, ma stavolta il racconto di Derek mi ha colpito.

Mi ha colpito la lucidità e semplicità con le quali, a partire dallo stile del suo blog, racconta le sue vicende di vita e di morte.

Mi ha colpito anche e soprattutto l'estrema tranquillità e razionalità con le quali rifiuta ogni visione spirituale di un aldilà dopo la fine. Afferma infatti che:

"I haven't gone to a better place, or a worse one. I haven't gone anyplace, because Derek doesn't exist anymore. As soon as my body stopped functioning, and the neurons in my brain ceased firing, I made a remarkable transformation: from a living organism to a corpse, like a flower or a mouse that didn't make it through a particularly frosty night. The evidence is clear that once I died, it was over.
So I was unafraid of death—of the moment itself—and of what came afterwards, which was (and is) nothing. As I did all along, I remained somewhat afraid of the process of dying, of increasing weakness and fatigue, of pain, of becoming less and less of myself as I got there. I was lucky that my mental faculties were mostly unaffected over the months and years before the end, and there was no sign of cancer in my brain—as far as I or anyone else knew".

Questo suo approccio epicureo nel senso più puro del termine lo rende, ai miei occhi, di una grandezza veramente notevole, specie in una società come la nostra nella quale si fa sempre molta fatica a mantenere un approccio razionale e sensato, e dove di molte cose (ivi compresa la vita e la morte) è sempre difficile riuscire a parlare senza fanatismi o pregiudizi.

Io trovo però che il vero testamento morale di Derek stia in questi due paragrafi:
"I think and hope that's what my daughters can take from my disease and death. And that my wonderful, amazing wife Airdrie can see too. Not that they could die any day, but that they should pursue what they enjoy, and what stimulates their minds, as much as possible—so they can be ready for opportunities, as well as not disappointed when things go sideways, as they inevitably do.
I've also been lucky. I've never had to wonder where my next meal will come from. I've never feared that a foreign army will come in the night with machetes or machine guns to kill or injure my family. I've never had to run for my life (something I could never do now anyway). Sadly, these are things some people have to do every day right now".

Trovo queste frasi di una forza e di una nobiltà d'animo assolute, e credo e spero che coloro i quali Derek lascia, trovino anch'essi in queste parole una grande forza per proseguire anche senza di lui.
L'ultimo paragrafo del suo ultimo post, però, è troppo commovente, nella sua semplicità, perché io possa trovare la forza di farne copia e incolla.
Prendetelo come il mio piccolo, personalissimo tributo a questo grande uomo.

Hasta luego.

[Photo credits | The_End.jpg - By Andreas Thum (Own work) [GFDL (www.gnu.org/copyleft/fdl.html), CC-BY-SA-3.0 (www.creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/) or CC-BY-SA-2.5-2.0-1.0 (www.creativecommons.org/licenses/by-sa/2.5-2.0-1.0)], via Wikimedia Commons]

09/05/11

Ricorrenze

Niente, volevo solo modestamente ricordare un paio di anniversari che ricorrono oggi.
Uno è quello dell'uccisione di Aldo Moro (Maglie, 23 settembre 1916 – Roma, 9 maggio 1978) , avvenuta per mano delle Brigate Rosse.
Un avvenimento del quale ancora porto vivo il ricordo, fissato in quelle immagini quasi senza commento, in un bianco e nero gelido e spietato, rimbalzate dai telegiornali della mattina.

Il secondo riguarda invece questa persona:

Scommetto che molti, senza un suggerimento, non saprebbero nemmeno dare un nome a questo ragazzotto un po' stravagante, con un cappellaccio calzato in testa, che sembra andarsene in giro con la testa fra le nuvole.
La sua testa, in effetti, volava nei cieli dell'onestà, della rettitudine morale e, soprattutto, della volontà di liberarsi dalla mafia.

Ma diamoglielo questo nome: si tratta infatti di Giuseppe Impastato, meglio noto come "Peppino" (Cinisi, 5 gennaio 1948 – Cinisi, 9 maggio 1978).

Peppino fu una persona le cui lotte, lucide e disperate, meriterebbero molta più risonanza di quella, sempre un po' attutita, che la concomitanza della sua scomparsa con quella di uno statista della levatura di Aldo Moro, gli destina.

Dimenticavo: anche io sono tra quelli che, in quel 9 maggio, della scomparsa di Peppino non ricorda assolutamente nulla.

Di questo mi vergogno molto, e ho cercato nel tempo di rimediare informandomi sulle sue attività e battaglie (mi veniva da dire quasi: "sulle sue gesta").

Chissà quanti tra i nostri "amministratori e rappresentanti senza vincolo di mandato" confesserebbero la stessa ignoranza e vergogna.

Hasta luego.

[Photo credits | Aldo Moro: Fabio Ruini via Wikimedia Commons | Peppino Impastato: Obbino via Flickr ]

07/05/11

(S)vincoli

Premetto subito che io non sono né un profondo conoscitore della Costituzione della Repubblica Italiana (se non per quei 5 o 6 articoli che sin da piccoli qualcuno ci "inculca" - vero Presidente Berlusconi?), né un esperto di diritto o di politica.

Però mi è sempre rimasto un dubbio che vorrei esporre qui con calma e, se riesco, con chiarezza.

Mi riferisco in particolare al famoso (?) articolo 67 del nostro libello, dove si afferma che:






Bene.
Ora vado a consultare un vocabolario qualsiasi e trovo che:

Senza arrivare al significato "estremo"  numero 3 ("ordine"), mi sembra che già il primo ("incarico che si dà a qualcuno di agire in vece nostra") sia chiaro.

Se io "dò mandato" a qualcuno (attraverso un qualche metodo, ad esempio delle regolari elezioni), mi aspetto che quel qualcuno agisca in vece mia, cioè come se io fossi lì.

Ora, naturalmente, visto che stiamo parlando di democrazia e di voto, non è pensabile che ogni singolo individuo votante veda rappresentata la sua peculiare volontà, no?

Ergo, sarà giocoforza che si creino delle "aggregazioni" di volontà dei singoli attorno a quelli che siamo soliti chiamare "programmi elettorali", "accordi di coalizione" o una della cento altre possibili e più o meno fumose definizioni che certo tutti conoscono.

Bene, quindi noi votiamo questa o quella lista (e i signori che ne fanno parte, visto che al momento ce li propongono in "bundle", ovvero come un insieme inscindibile, della serie "prendere - in blocco - o lasciare") sulla base degli impegni che questi signori dichiarano di voler portare avanti.

A questo punto irrompe la cosa che per me è incomprensibile, e cioè: ma perché "senza vincolo di mandato"??

Immagino - nella mia ignoranza della storia repubblicana e costituzionale - che questa precisazione volesse essere un ulteriore baluardo a difesa della indipendenza ed autonomia dei rappresentanti del popolo in parlamento.

D'accordo, ci sto.

Ma perché il restare fedeli, o meglio, "vincolati" al "mandato" degli elettori deve essere espressamente escluso, quasi come se, una volta eletti, i nostri rappresentanti entrassero in una zona franca della politica e dell'etica nella quale si possono sentire del tutto sciolti da qualsiasi impegno e da qualsiasi "vincolo", fosse anche quello in base al quale ci hanno convinto a votarli?

Se i rappresentanti si comportano e legiferano in accordo con il mandato di chi li ha delegati, agiscono forse contro il loro (dei "mandanti") interesse e volere?

O forse non lo disattendono maggiormente proprio nel momento in cui, liberatisi da ogni "vincolo di mandato" si comportano come le condizioni del momento - per dire - li spingono a fare? 
Devo forse citare i tanti cambi di casacca ai quali proprio in queste settimane stiamo assistendo (tra le altre cose lautamente ricompensate, sia cash sia con incarichi magari creati ad hoc) per convincermi di quanto sia fuorviante quella condizione di assenza di vincolo al mandato?

Io ritengo che invece i rappresentanti degli elettori dovrebbero proprio essere vincolati al mandato che gli elettori loro conferiscono, e rispondere di eventuali disallineamenti o incoerenze rispetto ad esso.

Nella mia schematica ed ingegneristica visione della vita, lo schema che ho davanti agli occhi è:
1. mi si dice: "faremo A, B e C"
2. mi convince il programma e vi voto
3. una volta eletti, poiché siete "senza vincolo di mandato", potete fare A, B e C, ma anche solo D, oppure A ed F
4. io dico "ma s'era detto che avreste fatto A, B e C"
5. mi si risponde: "non siamo vincolati a nessun mandato, ex art. 67 della Costituzione, quindi non possiamo essere chiamati a rispondere di questo disallineamento tra quanto promesso e quanto (non) realizzato"

Mi piacerebbe tanto riuscire a capire, ma per il momento - e viste le oggettive risultanze di questi ultimi tempi - per me "senza vincolo di mandato" is the new "mi sento autorizzato a fare quello che mi pare", con l'aggravante di essere mascherato da garanzia costituzionalmente garantita.

Permettete che, se non proprio incazzarmi, almeno rimanga alquanto perplesso?

Hasta luego.

P.S.: non so se avete notato, ma ho usato espressioni quali "regolari elezioni", "democrazia", "etica", "impegni".
Tenuto conto della palese inadeguatezza di gran parte della nostra classe politica nel confrontarsi con il significato più profondo e puro di tali termini, spero almeno apprezzerete il mio grande sforzo nel mantenermi serio durante la redazione del post.
Grazie :-)

[Photo credits | picture by auraelius via Flickr]

03/05/11

Il nuovo, il vecchio e il cattivo

Siccome tanto non ce la farei a segnalarlo su Twitter, faccio un post velocissimo per consigliarvi tre articoli che affrontano più o meno lo stesso argomento da tre angolature differenti, ma tutti comunque interessanti ed autorevoli:

Dimenticavo: l'argomento? Twitter, i media tradizionali e Osama Bin Laden.

Hasta luego.

[Photo credits | 802 via Flickr]

The Wall

Prendo spunto da un ottimo post di Alessandro Gilioli sul suo blog "Piovono rane" (prima o poi dovrò capire il perché di questo nome...).

Si è svolto a Roma - anzi, in Vaticano! -  il Vatican Blog Meeting.

Confesso: leggendo nei giorni precedenti questa notizia sui miei feed (ad esempio, anche Massimo Mantellini ne aveva accennato nel suo blog), ero rimasto abbastanza sorpreso e scettico.

"Sorpreso" (positivamente) del fatto che la Chiesa volesse in qualche modo (il "suo"?) approfondire la conoscenza e le particolarità di questo mondo così variegato e articolato, quello dei blogger.
"Scettico" perché un certo retrogusto di "deja vu" mi spingeva a sentire che non fosse esattamente uno spirito di conoscenza nel senso puro del termine a muovere il tutto, quanto piuttosto forse la (inconscia? Mah...) volontà di capire se e come questo mondo potesse in qualche modo essere ricondotto alle categorie funzionali alle gerarchie ecclesiastiche.

Poi, però, da empirico quale mi ritengo, mi sono detto: "Nessun pregiudizio, lasciamo che il tutto si svolga e vediamo".

Ovviamente, non essendo né stato invitato (che strano, eh?! ;) né potendo in qualche modo, per mere ragioni geografiche,l presenziare da vicino all'evento, mi sono basato sulle prime reazioni che mi sono pervenute, e tra queste appunto quella di Alessandro Gilioli, uno dei blogger da me maggiormente stimati.

Purtroppo le impressioni di Gilioli confermano le mie; anche a lui infatti il tutto è sembrato
"un tentativo di apertura e di contaminazione (oddio, forse quest’ultima parola è un po’ eccessiva, diciamo che la uso per incoraggiamento) e quindi come tale da apprezzare".

Poi, però
"[...] non è che tutta questa apertura si sia vista nei discorsi che sono arrivati dal palco – e nemmeno nella gran parte delle domande della platea."

E sapete perchè? Perché
"[...] i discorsi [...] partivano da un postulato non detto ma largamente sottinteso: quello in base al quale la Rete è uno strumento di proselitismo, punto, fine".

Ecco, il conquibus sta tutto qui.
E' lo stesso errore che commette la gran parte dei nostri politici i quali, rendendosi conto di non poter ignorare il "mondo di Internet", decidono di affrontarlo nel modo più sbagliato possibile (tanto che alla fine ignorarlo sarebbe stata di gran lunga una scelta migliore per loro!!), ovvero considerarlo come una grossa protesi dei mezzi di comunicazione tradizionali (o mainstream, se volete) - TV, radio, giornali.
E cosa hanno questi mezzi in comune tra di loro? Esatto! La "unidirezionalità": io politico parlo, tu elettore ascolti, ti abbeveri e ti pasci.

La Chiesa temo sia caduta nello stesso equivoco quando vuole "conoscere il mondo dei blog". Vale a dire: capiamo in quale crepa poter infilare il cuneo per poter scardinare il meccanismo della bidirezionalità e della creazione dei contenuti da parte degli utenti (o "prosumer", come anche Wikinomics ci ha spiegato) ed usare il web come "uno strumento di proselitismo".

Ovviamente ritengo anche, molto modestamente, che, anche grazie ad esempi deleteri e deteriori, stiano grossolanamente sbagliando mira per ritrovarsi poi con delle gran pive nel sacco.

Purtroppo, però, (e sottolineo purtroppo, senza ironia alcuna) il rischio è che venga a mancare un apporto di contributi e di contenuti, secondo un approccio web 2.0, da chi qualcosa avrebbe da offrire e da scambiare.

Hasta luego.



[Photo credits | By Roger Bunyan (Own work) [GFDL (www.gnu.org/copyleft/fdl.html), CC-BY-SA-3.0 (www.creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/) or CC-BY-2.5 (www.creativecommons.org/licenses/by/2.5)], via Wikimedia Commons]

02/05/11

Unicuique suum

PROBLEMA:
Dati gli altri media:







...e poi i nostri...:

...trovare la piccola differenza e relazionarla al relativo pubblico di riferimento.

Hasta luego.