"La rete, semplicemente, fornisce per la prima volta nella storia una memoria collettiva pietrificata di ciò che pensiamo distrattamente. Una sorta di bar del paese grande quanto il Paese. Dove si legge di tutto, dai corteggiamenti alle elucubrazioni etiliche, dalle frasi nobili agli insulti. Se ciò fosse vero, significherebbe che Internet, molto prima che un’arma, è uno straordinario mezzo di trasparenza e di conoscenza, per chi osservi la realtà sociale. Perché ce la presenta tutta insieme, senza separare gretto e sublime, intelligenza e stupidità. E, come tale, dovrebbe essere concepito come uno strumento di riflessione, non di giudizio."
Un post come sempre illuminato ed illuminante di Fabio Chiusi su una nuova "concezione" della rete che si sta tentando di far nascere, con modi più o meno striscianti, ma con effetti a mio parere quasi sicuramente devastanti.
Devastanti perché nascono dalla volontà di restrizione e censura che è diretta conseguenza dell'ignoranza - e come tale, totalizzante.
Ma perché sprecare le mie futili considerazioni? Sentite come chiude Fabio il suo post:
"La paura, specie quella manipolata ad arte, genera bisogno di sicurezza: ecco perché questa disinformazione è pericolosa. Ecco perché non bisogna stancarsi di ribadire il concetto: l’urgenza non è condannare Internet o limitare la possibilità di esprimersi su Internet. Anche da queste parti vale la legge [...]. L’urgenza è semmai difendere la nostra libertà di dissentire rispetto a questo mare di incompetenza, prima che si tramuti in una ondata di censura."
UPDATE: anche il buon Alessandro dice la sua ...
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