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14/06/11

Considerazioni referendarie

Dal momento che non possiedo né l'esperienza né la scaltrezza di un analista e neppure di un blogger di mestiere, non aspettatevi pensieri illuminanti o squarci di saggezza.
Però qualche considerazione - in ordine sparso - sui referendum di ieri vorrei provare a farla.

La prima che mi viene in mente è questa: la classe politica attuale e ancor più quella futura non possono più ignorare la rete ed i suoi strumenti sociali più visibili ed efficaci (i vari e, per noi, soliti Twitter, Facebook, blog e compagnia bella).

Questo non certo perché bisogna "stare al passo coi tempi" ma semplicemente perché ignorando questi strumenti, i loro meccanismi ed i loro risvolti social-sociologici (e necessariamente, dunque, politici) se ne perdono tutte le potenzialità.
In sintesi e schematicamente direi che non sono Twitter e Facebook che ti fanno vincere le elezioni, ma se ignori Twitter e Facebook parti con un enorme handicap che diventerà facilmente incolmabile (l'esempio più eclatante in tal senso mi sono sembrate le amministrative di Milano, dove Pisapia è stato molto più presente, in ascolto e ricettivo verso la Rete di quanto non abbia fatto la sua cotonata avversaria).

Altra considerazione che mi viene da fare è che la TV è uscita solennemente sconfitta - proprio come mezzo di informazione e comunicazione.
Infatti anche i patetici e puerili tentativi di "depistaggio" di TG1 e TG2, con le date dei referendum sbagliate ad arte (siamo troppo adulti e vaccinati per credere che si sia trattato solo di un caso: a chi la volete raccontare? Mi immagino la "pianificazione strategica" del Minzolicchio che, come un Napoleone de noantri, detta le linee strategiche: "Allora, nell'edizione delle 13 diamo le date sbagliate; poi alle 20 partiamo con un servizio sul cimurro dei cani in Nuova Zelanda e sul cetriolo-killer scagionato dal germoglio di soia reo confesso").
Anche la "sterilizzazione" della TV come mezzo di comunicazione di massa temo sia un risultato (probabilmente voluto) di questi anni di berlusconismo spinto all'eccesso. Diciamo che è stata l'onda lunga di Drive In.

Infine, l'ultimo pensiero che mi sento di proporre è ancora sui social network; mi pare che se da un lato siano strumenti potenti ed utili nel senso che ho cercato di spiegare sopra, dall'altro però non hanno (ancora ?) la capacità di aiutare a costruire personalità o figure di leader.
Quelle dobbiamo ancora trovarle da noi, ovvero costruirle con i "soliti" strumenti della partecipazione sociale, del confronto civile e della responsabilità individuale.

Per quanto mi riguarda sono sempre stato convinto che la figura di un leader si costruisca essenzialmente attorno alla sua capacità di fare delle scelte ed assumersene tutte (sottolineo: tutte) le responsabilità.
Queste sono caratteristiche che non possono essere surrogate da qualsiasi social network, ma i social network possono essere lo strumento fondamentale di verifica e di analisi.
E non è poco.

Hasta luego

[Photo credits | Photo by twenty_questions via Flickr]

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